IMPORTANTE
I contenuti di questa pagina non devono essere considerati come esaustivi e non vanno intesi come strumenti di autodiagnosi , automedicazione e autoistruzione. Per maggiori dettagli o in caso di situazioni di disagio consultare sempre uno specialista

Non è semplice decidere se sposarsi o meno. Da un lato, la vita del libero attrae con le sue promesse di spensieratezza. Dall’altro, però, arriva un’età in cui si sente l’esigenza di mettere radici, di annoverare e assicurare per il futuro quelle poche cose certe conquistate durante un’intera esistenza fino al momento presente.

Cosa fare, quindi?

L’era moderna, si sa, oltre ad essere l’età dei social e delle relazioni “smart”, è anche quella della “Crisi del matrimonio”, e non a caso.

I fattori sono molteplici.

  • Prima su tutti, la crisi economica. Ormai ci si sistema dal punto di vista lavorativo sempre più tardi, la precarietà ci fa sentire instabili anche sentimentalmente ed è difficile pensare di sistemarsi non avendo sicurezze economiche. Molte coppie rimandano il giorno delle nozze proprio perché non vogliono iniziare la propria vita insieme indebitandosi fino al collo o con difficoltà che preoccupano e soffocano la vita di coppia.
  • Secondo: la crisi dei valori. Viviamo in un’epoca di eterni Peter Pan, dove a trent’anni si fa quello che si faceva a venti, e a quaranta idem e così via. Le novità si consumano e bruciano a ritmi forsennati, per cui l’idea del “durevole” appare obsoleta, quella di “eternità” utopica, da raccontare alle bambine come favola per convogliare il sonno.
  • Infine, l’insoddisfazione: in un mondo in cui tutto è visibile e a portata di mano, in ogni dove aleggiano gli spettri delle infinite possibilità mancate.
    E ciò che si moltiplica, si svende.
    Ogni occasione, ogni cosa o persona è solo una tra tante: se va male, la si cambia, per cui l’unico miglioramento stimato è il cambiamento.

Dalla crisi del matrimonio è nata una nuova era: quella delle convivenze.

Sempre più coppie decidono di andare a vivere insieme dopo un periodo di fidanzamento anche per abituarsi a stare insieme in vista di un matrimonio futuro.
Certo è che la convivenza ha dei lati positivi.

Il primo: la reversibilità. Se malauguratamente non dovesse durare non è necessario incorrere in pratiche e scartoffie per divorziare, basta tornare al punto di partenza, tornare a casa dei propri genitori o dove si viveva prima di andare a vivere. Il secondo punto di interesse, chiaramente, è la convenienza economica.
Tuttavia, è bene ricordarsi che sposarsi significa acquisire uno status ufficiale e tutta una serie di privilegi o diritti validi solo per le coppie riconosciute giuridicamente (diritto di fedeltà, obbligo di mantenimento in caso di separazione, ereditarietà, comunione dei beni, pensione di reversibilità, per citarne alcuni).

Inoltre l’amore purtroppo non dura per sempre, tranne in alcuni casi, e col tempo tende ad affievolirsi.Tuttavia affinchè l’amore non si spenga del tutto e allo stesso tempo per fare in modo che un rapporto possa funzionare a prescindere dall’amore stesso  e che quindi la scelta di sposarsi è stata quella giusta sono molto importanti:

  1. il dialogo
  2. il cercare di venirsi incontro
  3. l’accettazione di quelli che possono essere alcuni difetti del proprio partner

Concludendo: non esiste la scelta migliore. Matrimonio e convivenza possono essere vittoriosi o fallimentari entrambi, e questo dipende solo da un aspetto: se alla base del rapporto vi è un sentimento forte.
Se vi è un’intensa e sincera unione da far funzionare un matrimonio o una convivenza, è questo il punto. L’amore che si prova. Nient’altro.

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